Valle di Cadore, riapre dopo 2 anni la chiesa a strapiombo sul Boite

diAlice D'Este

Conclusi i lavori di messa in sicurezza: «È un simbolo per la nostra comunità»

La chiesa, quel piccolo gioiellino col tetto azzurro come il cielo e simbolo della vallata, per anni sembrava sul punto di crollare. Mostrava già diverse instabilità strutturali, in quella posizione così delicata e poi, con la tempesta Vaia, è arrivato il colpo definitivo. Una frana ha fatto abbassare il terrapieno a valle di 5 metri lasciandola sostanzialmente sospesa nel vuoto. Nei mesi successivi gli assestamenti l’hanno fatta muovere di parecchi centimetri e, quando anche il sistema di monitoraggio ad un certo punto è saltato perché colpito da un fulmine, nell’inverno 2020, il sindaco di Valle di Cadore Marianna Hofer non ha avuto altra scelta: ha dovuto chiuderla e a dichiararla «pericolante».

Costruita a strapiombo su uno sperone roccioso tra le Dolomiti e la Val Boite, la chiesa di San Martino di Valle di Cadore è ora stata rimessa a nuovo. Manca davvero poco: dal primo maggio sarà nuovamente accessibile anche ai fedeli. Il cantiere è stato chiuso in meno di un anno grazie a un finanziamento di 1,1 milioni dal fondo Vaia e i sondaggi scientifici dell’università di Parma. «Siamo entusiasti - dice Marianna Hofer - la Regione ci ha affiancato nel percorso e non solo sul fronte economico. Questo ci ha permesso di avere a che fare con delle maestranze locali che conoscevano bene la zona e anche la chiesa. La ditta Tonet ha fatto un lavoro egregio».

Abbassata di 5 metri

Con l’alluvione dell’ottobre 2018 il cedimento di tutto il versante est-sud sul quale poggiava la chiesa aveva reso la situazione molto più pericolosa dal punto di vista della stabilità. La quota del terrapieno a valle si era abbassata di 5 metri. Il sindaco ripensa al giorno in cui il fulmine ha fatto saltare il sistema di monitoraggio dei movimenti. «Ci sembrava di non avere più vie d’uscita - continua Hofer-, la chiesa è da sempre un simbolo, è amata dai cittadini, tutti i turisti l’hanno sempre fotografata. Già con Vaia aveva dato segnali poco rassicuranti, poi non abbiamo potuto scegliere. Ora, finalmente, possiamo riaprire, è un simbolo per la comunità e per tutta la provincia». 

L'inaugurazione e il ricordo dell'assessore

Nei mesi di chiusura il sindaco ha esposto dei pannelli per spiegare, nei dettagli, i lavori in corso. Molti curiosi si sono fermati a leggere, per cercar di capire come sarebbe stata salvata: era solo quello l’obiettivo. Il progetto era stato affidato all’ingegner Siro Andrich: l’idea è stata quella di creare una sorta di botte intorno allo sperone su cui sorge la chiesa, rinforzando quindi la struttura esistente e creando un nuovo cordolo in basso con nuovi tiranti. «Con le indagini dell’università di Parma è emerso che tra i 10 e i 30 metri di profondità c’era la roccia - spiega Hofer- e questo ha dato l’input al progetto finale. Ad occuparsi in prima persona del restauro e delle attività accessorie necessarie è stato l’assessore Gianfranco Marangon, da poco mancato. Lo ricorderò all’inaugurazione insieme a tutte le istituzioni, dalla Diocesi di Belluno Feltre, alla Regione Veneto e alla Soprintendenza di Venezia che ci hanno supportato fin da subito».

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30 aprile 2023 2023