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Veduta di Celleno Vecchio

L’incantevole veduta del borgo di Celleno Vecchio, da noi denominato, anni fa, “l’altra Civita” (soprannome ormai “scopiazzato” sul web), sottolineando come, pur nella somiglianza paesaggistico-architettonica, la dimensione di Celleno fosse rimasta più intima, lontana dal turismo di massa. Oggi il turismo nel “borgo fantasma” è decisamente aumentato ma naturalmente senza i “numeri” da over tourism di Bagnoregio. Se la godono i veri amatori, gli appassionati del “bello”, come nei giorni infrasettimanali d’autunno quando si può avere il privilegio di visitare questo gioiello spesso da soli. 


Sulle “colline segrete” fra Celleno e Grotte Santo Stefano

Fra Celleno e Grotte di Santo Stefano, nel cuore della “valle magica della Teverina Viterbese”, si estende una vasta area collinare che custodisce un paesaggio di straordinaria bellezza, che però rimane curiosamente “invisibile” da ogni strada asfaltata così come dai paesi che la circondano. “Colline segrete” che costituiscono una rarità a livello geomorfologico per la Tuscia, presentando le argille al posto del consueto suolo litico di origine ignea senza però giungere agli “eccessi” dei calanchi. Un paesaggio dunque di alture coltivate esteticamente affine a quello dirimpettaio dell’Umbria e tuttavia unico nel suo genere poiché appunto circondato dal tipico scenario rupestre etrusco. Con questo articolo pertanto vogliamo invitare a recarsi sul posto i nostri “esigenti” lettori, di cui conosciamo il desiderio di scoprire sempre nuovi “luoghi segreti”.

Il Convento di San Giovanni Battista a Celleno Vecchio
La salita sul ponte di Celleno Vecchio
L’altopiano che cela l’area collinare fra Celleno e Grotte, con lo sfondo degli Appennini

Il percorso è magnifico in mountain bike (e forse anche per downhill), a piedi (per chi ama camminare per chilometri su sterrate) e a cavallo ma è sconsigliato a fuoristrada e moto da cross poiché ad un certo punto il reticolo viario a nostra disposizione attraversa una tenuta privata che – pur senza evidenti divieti – è regolarmente chiusa durante la giornata da sbarre (rosse) e ciò può costituire un serio rischio. Inutile dire che i fotoamatori paesaggisti trovano qui una specie di loro personale “paradiso perduto”, da cui trarre scatti certamente originali e di assoluto rilievo, senza il rischio di riprodurre la solita “cartolina” di scorci già strafotografati (pensiamo al celeberrimo boschetto di cipressi in Val d’Orcia o al Pian Grande a Castelluccio di Norcia). Ad ogni modo, ci troviamo dinanzi ad un patrimonio paesaggistico e culturale inestimabile, da tutelare, valorizzare e promuovere da parte delle istituzioni, in una zona che vede un crescente flusso turistico.

Un casale in rovina, sul ciglio di un burrone

Il percorso inizia dalla località di Acquaforte, che si raggiunge sia dalla Via Teverina (SP5) sia dalla strada che collega Celleno Nuovo con Celleno Vecchio (indicazioni). Da qui – ove si trovano un vistoso lavatoio/fontanile e una sorgente di acqua ferruginosa – si imbocca una carrareccia, sulla destra, che affianca dei campi. La si percorre in costante salita, costeggiando alla nostra sinistra un burrone, fino a giungere ad un bivio sull’altopiano, in vista di un casale che si staglia sullo sfondo. Si piega a sinistra e si rimane sulla strada principale evitando le deviazioni a destra che conducono ad alcune aziende agricole. Giunti sul crinale il panorama è immediatamente vastissimo con il profilo degli Appennini, innevati d’inverno e nel tardo autunno; a destra appare la vallata verso Grotte, tutta a prati e punteggiata da alberi camporili e rari casali; a sinistra si ammira invece una visione inedita e splendida del borgo di Celleno Vecchio, che sembra nascere dal terreno.

L’incantevole paesaggio di questo lembo di Teverina e di Lazio

Alcuni scorci della stupenda campagna fra Celleno e Grotte Santo Stefano
Celleno Vecchio sembra “sorgere” come una visione dal paesaggio coltivato

Superata una sbarra sempre aperta, si scende poi con un primo ottimo panorama a sinistra sulle sottostanti colline, in direzione delle alture di Sant’Angelo. Si arriva quindi ad un bivio, in prossimità di un antico e pittoresco casale.

Panorama sulle colline verso Sant’Angelo di Roccalvecce
Il casale presso il bivio sul percorso

Da qui ci sono possibilità: la prima è scendere a destra (e poi ancora a destra) inoltrandosi in una vallata ricca di fascino, raggiungendo un vecchio caseggiato rurale in abbandono e “girovagando” senza meta in questa ambientazione suggestiva, dominati dalle rupi del plateaux vulcanico sovrastante.

Il casale del bivio visto dalla valle sottostante

Immagini di un vecchio borgo rurale ormai in totale abbandono, sul fondo della vallata

La seconda opzione è prendere la sterrata di sinistra, che dona subito un panorama mozzafiato: si svela ai nostri occhi un paesaggio perfetto, di somma e struggente poesia, con la tipica campagna laziale che alterna seminativi, pascoli, boschi; un paesaggio semplice quanto indifeso, che soprattutto negli ultimi anni sta purtroppo rapidamente scomparendo a causa della diffusione di insediamenti ed opere di ogni tipo, avallata da scandalose politiche regionali volte escusivamente a favorire la speculazione ai danni dei beni comuni. A completare questo “dipinto vivente” concorrono i Monti Amerini, il Terminillo, la Valle del Tevere, il Soratte e i Monti Cimini mentre al centro della scena spicca una strana, piccola rupe solitaria: è la cosiddetta “Pietra dell’Anello”, luogo misterioso, pregno di leggende per gli abitanti locali, che sarà la meta finale del nostro “viaggio”.

Lo spettacolare panorama verso la Valle del Tevere il Terminillo
La grande bellezza del paesaggio della Teverina Viterbese scendendo verso la strada di Magugnano
La “Pietra dell’Anello” al centro del panorama

Ma non è finita qui: pochi passi sulla nostra sinistra ed ecco un’altra visione quasi irreale, ossia il borgo medievale di Roccalvecce incastonato fra i boschi, un’immagine ferma a tanti secoli fa. Tutto ciò ci catapulta in una dimensione senza tempo, arricchita anche da tanti dettagli, come ad esempio un’edicola religiosa in mattoncini che sorveglia la stradina e che per i contadini della zona era di sicuro un importante punto di riferimento.

Il borgo medievale di Roccalvecce nel paesaggio
Una visione ravvicinata della perfezione urbanistica di Roccalvecce
Un’edicola religiosa lungo la stradina di campagna

Il percorso continua fra bei casali purtroppo in rovina e persino una scuola rurale “fantasma”: una sorta di “mondo agricolo fossile” lasciato a se stesso come d’improvviso e conservatosi magicamente intatto. Interessante anche la veduta di Sant’Angelo, il “paese delle fiabe”. Inutile dire che se questi luoghi fossero resi fruibili e “messi in vista” farebbero la felicità di italiani e stranieri amanti del bello e attirerebbero ingenti investimenti immobiliari “di qualità”. Ma tant’è…

Un rudere di casale con lo sfondo di Sant’Angelo, il “borgo delle fiabe”

Altri casali in rovina
La scuola rurale “fantasma”

Dopo poche centinaia di metri la stradina scende ripida sino ad una sbarra, che si attraversa, sbucando poi sulla provinciale fra Grotte e Roccalvecce.

La campagna lungo la strada provinciale di fondovalle, fra Roccalvecce e Magugnano

Attraversata questa, ci si trova ai piedi della Pietra dell’Anello, all’altezza di un prato che si mostra avvolto da una bassa nebbiolina in certe mattine d’autunno: in questi momenti l’enigmatico torrione di tufo diviene quasi inquietante.

La Pietra dell’Anello dal prato immerso nella nebbia, in un pomeriggio di dicembre
Un’immagine ravvicinata della misteriosa rupe solitaria
La Pietra dell’Anello al crepuscolo

Senza farsi intimidire, si va a sinistra lungo la provinciale e dopo qualche metro si prende a destra un sentierino poco visibile che porta in lieve salita all’enigmatica rupe. Il ritorno può avvenire sulla via dell’andata se si è a piedi; se invece si è in mountain bike si consiglia di andare a Roccalvecce e da qui imboccare il “Sentiero dei castelli e delle fiabe” per Celleno ritornando infine al lavatoio di Acquaforte.


Fra Celleno, Roccalvecce e Sant’Angelo: la “valle magica” della Teverina Viterbese

La Teverina è un romantico lembo di Tuscia che si sviluppa a nord-est di Viterbo sino al confine con l’Umbria segnato dal “Biondo Fiume”. Attraversata, spesso di fretta, per raggiungere l’ormai celeberrima Civita di Bagnoregio, è in realtà un territorio da considerare esso stesso, nella sua interezza, come una meta turistica di pregio, magari collegandola ai prospicienti Monti Cimini e Volsini. Basti soltanto ricordare luoghi d’importanza artistica internazionale come il misterioso Sacro Bosco di Bomarzo e la vicina, elegantissima Villa Lante a Bagnaia, diverse ma entrambe fondamentali sfumature del Rinascimento laziale, o siti archeologici di estremo fascino quali la cosiddetta “Piramide etrusca”, sempre a Bomarzo, l’insediamento rupestre di Corviano e i “Sassi dei Predicatori” nei pressi di Vitorchiano o, ancora, le rovine di Ferento, con il suo teatro romano.

Roccalvecce con lo sfondo dei Cimini

Proprio nel cuore di questa “micro regione”, simboleggiata dalla maestà della Valle dei Calanchi di Bagnoregio – in procinto di ottenere il riconoscimento Unesco -, si trova un’altra piccola valle di straordinaria bellezza, ossia quella che accoglie i tre borghi di Celleno Vecchia, Roccalvecce e Sant’Angelo, e che si estende a sud fino a Grotte di Santo Stefano.

Lo scenario quasi “etereo” di questa porzione di Teverina Viterbese, con il borgo di Sant’Angelo

Estranea fino a pochissimi anni fa a qualsiasi accenno di turismo, ha subìto negli ultimi tempi una sorta di “boom” per una serie di motivazioni interconnesse: in primo luogo, il successo del “borgo fantasma” di Celleno, promosso, valorizzato e reso attrattivo dall’amministrazione comunale e da un gruppo di prodi volontari; in secondo luogo, più recente, l’altrettanto notevole successo di Sant’Angelo, divenuto noto come il “paese delle fiabe” e ormai meta di centinaia (e forse migliaia?) di visitatori nei fine settimana; in ultima battuta, paradossalmente, la vicenda del Covid19 (con le pesanti restrizioni governative), che ha fatto “esplodere” il cosiddetto “turismo di prossimità”. Fatto sta che nel giro, grosso modo, di due anni – il 2019 e il disgraziato 2020 – si venuto a creare un flusso di visitatori di un certo rilievo che ha posto alla ribalta questo prezioso territorio.

Antiche case nel borgo di Roccalvecce
Celleno Vecchio arroccato sullo sfondo delle ubertose colline della Teverina Laziale

E così questo spicchio appartato di Tuscia – “perla perduta” che tuttavia col nostro blog propagandavamo da anni – è divenuto oggi non diciamo “di moda” ma certamente ben più frequentato e apprezzato rispetto al passato. Ma cos’è che lascia immediatamente di stucco chi scopre per la prima volta questo nuovo “Eldorado” del turismo culturale, ambientale ed “esperienziale” dell’Alto Lazio? Sicuramente il paesaggio. Un paesaggio unico: articolato, straniante e misterioso: qui la dolce campagna del Centro Italia si interrompe di continuo e bruscamente nell’intersecarsi di una serie di vallette, ove i coltivi, i boschi e i burroni sembrano formare una sinfonia visiva che ha qualcosa davvero di magico. Sia essa data dalle brume invernali o autunnali, da cui emergono come per incanto collinette o pareti rocciose, oppure dalle delizie sensoriali primaverili allorquando i verdi prati o i ciliegi fioriti (all’inizio di aprile) riempiono di serenità lo sguardo.

Roccalvecce al centro di una sorta di “dipinto romantico”

Un paesaggio che andrebbe tutelato – ad esempio dal proliferare di noccioleti industriali, fotovoltaico o pollifici – e di cui gli amministratori della zona (consideriamo che Grotte Santo Stefano, Sant’Angelo e Roccalvecce sono frazioni di Viterbo) non hanno tuttora compreso il valore.

La vallata fra Roccalvecce e Grotte di Santo Stefano
La placida atmosfera della campagna fra Roccalvecce e Grotte di Santo Stefano
Un poetico casale abbandonato

A parte ciò, a noi che ci occupiamo da tanti anni di promuovere i piccoli centri, fa piacere (e allo stesso tempo diverte) vedere lo stupore negli occhi dei visitatori che guardano i panorami solenni e magnifici che si aprono da Celleno o a Roccalvecce o quelli sfuggenti di Sant’Angelo. Del resto, riscoprire la bellezza della propria terra – come hanno fatto molti laziali chiusi nel 2021 in “zona gialla” – può riempire il cuore di un’inaspettata gioia.

L’affascinante vista da Roccalvecce in direzione di Grotte di Santo Stefano e dei Cimini
Il magnifico paesaggio di Celleno Vecchio

Su tanto “ben di Dio” si stagliano non soltanto la storia e l’arte dei borghi ma anche le leggende: come quella della Pietra dell’Anello, enigmatico scoglio di tufo che si erge in modo anomalo nei pressi della strada per Grotte di Santo Stefano lasciando stupefatti e che gli antichi pare considerassero il nascondiglio della famigerata “chioccia dalle uova d’oro”…

Due immagini della misteriosa Pietra dell’Anello

Poi l’arte, dicevamo, dalla street art dei murales di Sant’Angelo, che rievocano il mondo delle fiabe, alla contemporaneità delle opere di Castellani, racchiuse del Castello Orsini di Celleno (ove riposa anche il feretro del loro autore), o, ultima ma non ultima, alla raffinatezza del Castello Costaguti a Roccalvecce.

La salita a Celleno Vecchio con il Castello Orsini
Convento di San Giovanni Battista a Celleno Vecchio
Uno scorcio dei giardini del Castello Costaguti a Roccalvecce
Il Castello-Palazzo Costaguti a Roccalvecce
Murales a Sant’Angelo (Hansel e Gretel)
Murale “Il piccolo principe” a Sant’Angelo

Infine la natura: qui i torrenti facenti capo al vasto bacino idrografico del Tevere, hanno creato un intrico di forre che regalano numerose cascate, come quella – famosa in teoria ma ancora sconosciuta nella pratica – dell’Infernaccio, in direzione di Grotte. E poi le sorgenti, i boschi di querce o più semplicemente lo splendore di cerri secolari isolati nei pascoli o la vivida semplicità delle innumerevoli fioriture di campo.

La Cascata dell’Infernaccio
La forra a sud di Celleno, dalla Strada Canne
Ciliegi in fiore nei primi di aprile
Fioritura di campo in località Le Fosse di Celleno

A ben vedere, malgrado l’arrivo improvviso di turisti, il potenziale ricettivo è ancora allo stato primordiale: a Sant’Angelo c’è una sola trattoria (sempre piena – meglio prenotare) e un paio di bar, a Celleno Vecchio troviamo un unico grazioso bar che offre ristoro e piacevoli aperitivi, mentre a Roccalvecce, oltre al castello ben gestito dal giovane proprietario, il marchese Giovangiorgio Afan de Rivera, i visitatori non possono usufruire di alcuna attività commerciale. A vedere il trend, è probabile che tali lacune verranno presto colmate e che tutti e tre i borghi inizieranno a vivere una relativa rinascita economica dopo molti decenni di oblio.

Un vicolo notturno di Roccalvecce
La stradina che porta alla piazza di Roccalvecce
La splendida vista di Roccalvecce dal Cimitero di Sant’Angelo
Celleno Vecchio da Roccalvecce
Celleno Vecchio
L’arco del borgo di Celleno Vecchio
Riproduzione di una bottega di un mugnaio a Celleno Vecchia
Uno scorcio dei tetti di Celleno
Dettaglio di un murale a Sant’Angelo
“Alice nel Paese delle Meraviglie”, il murale “capostipite” di Sant’Angelo
Sant’Angelo: murale “Peter Pan”
Sant’Angelo: murale “La piccola fiammiferaia”

Un modo con cui consigliamo di approcciarsi a questa valle e senza dubbio quello escursionistico: un’ottima segnaletica collega i tre paesi che è possibile raggiungere a piedi anche nell’arco della stessa giornata con partenza da Celleno Vecchia o da Sant’Angelo e con Roccalvecce come tappa intermedia.

La campagna ai piedi di Celleno Vecchio, lungo il sentiero per Roccalvecce
la fioritura del ciliegio

La breve traversata da Celleno a Roccalvecce è assolutamente da non perdere, in particolare in aprile-maggio per la bellezza della campagna in quel periodo, ma si riesce a percorrere anche in autunno o in inverno con poche ore a disposizione.

Le colline di questa parte di Teverina in inverno

Tuttavia, al di là di tali pur utili considerazioni sulle “tempistiche”, il nostro reale auspicio è che ci si possa concedere un vero e proprio soggiorno almeno di un fine settimana per assaporare con “lentezza” i rilassanti sentieri e le atmosfere “sospese” della valle. Per informazioni dettagliate su come “costruirsi” itinerari nella Teverina Viterbese si consiglia la nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito – vol. 1”.


Celleno Vecchia, al calar delle tenebre…

Dopo il tramonto, al calar dell’oscurità, il fascino sinistro di Celleno Vecchia arriva al suo apice… Per saperne di più: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito” – vol. 1.


Fioritura nella Teverina Viterbese

Teverina-Loc. Fossa (Celleno), fioritura 1 RCRLB

La seconda metà di maggio è l’apice delle fioriture in collina, dopo di che i colori inizieranno a declinare e i prati verranno completamente sfalciati, dando vita al più monotono paesaggio estivo. Un momento straordinario dunque per la fotografia en plein air: qui siamo sulle bellissime colline della Teverina Viterbese, in loc. La Fossa di Celleno.


Celleno Vecchia, l’altra Civita

A pochi chilometri da Civita di Bagnoregio – la famosa “città che muore”, che per fortuna non è morta più – si trova una località che nel corso dei secoli ha avuto gli stessi problemi di natura idrogeologica (terremoti, frane, smottamenti), ma che a differenza di quella risulta oggi poco sconosciuta al turismo. Immersa in uno dei più suggestivi paesaggi della Tuscia, al confine della Valle dei Calanchi vera e propria, nel cuore della Teverina Viterbese, Celleno Vecchia appare infatti come un borgo del tutto disabitato, almeno nella parte più antica, cioè quella posta al di sopra del ponte che la collega con il resto del paese storico (e quindi con quello moderno): quest’ultimo, situato più in basso, appare come un grazioso agglomerato (di fattura più recente) dalle variopinte facciate, ravvivato da un bar-trattoria (molto apprezzato dai visitatori per i suoi tavolini all’aperto).

Celleno-Salita al borgo 1 RCRLB

Le origini di Celleno sono assai vetuste e potrebbero essere collocabili in un piccolo abitato etrusco del VII secolo a. C .. Per la sua posizione strategica tra le città di Ferento ed Orvieto, fu una florida colonia romana ma con la caduta dell’Impero questa stessa caratteristica ne fece la vittima delle scorribande barbariche. Il paese vide dunque il dominio dei Goti e dei Longobardi mentre più tardi fu conteso dal papa, dai Monaldeschi della Cervara, da Viterbo e da Orvieto per tornare definitivamente allo Stato della Chiesa.

Celleno-Scorcio del borgo RCRLB

Nel 1696, un devastante terremoto debilitò parecchio il paese e nel 1789 un eccidio avvenuto durante l’occupazione francese diminuì ulteriormente la popolazione. Nel 1855 una serie di scosse decretò il declino di Celleno Vecchia che andò sempre più spopolandosi: i suoi abitanti iniziarono ad edificare nuove case al di fuori della rupe, lungo la strada verso l’odierna provinciale Teverina. Infine nel Dopoguerra una scellerata ordinanza portò addirittura alla demolizione di una parte dell’antico borgo, che venne fatto saltare. La sua fine insomma sembrava ormai segnata.

Celleno-Paesaggio ai piedi del borgo RCRLB

Appena oltrepassata la porta del borgo medievale la sensazione di desolazione sembra prevalere sulla gaiezza del panorama goduto dal ponte, ovvero una dolce campagna che ripete gli elementi tipici di quella della vicinissima Umbria.

Celleno-vecchia-Arco-del-borgo-3-rcrlb

Si entra in un ambiente ibrido a livello edilizio però col denominatore comune della mancanza totale di presenza umana: da un lato alcune case ben restaurate seppur vuote, quale timido tentativo di recuperare il centro storico, dall’altro i numerosi ruderi. Tutto ciò ha donato a Celleno il lugubre ma affascinante appellativo di “borgo fantasma”.

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Celleno-vecchia-Campanile-rcrlb
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Celleno-vecchia-Castello-Orsini-2-rcrlb

Facendosi largo fra vicoli e mura smozzicate si giunge infine ad affacciarsi a sud-est, verso la Valle del Tevere. Qui cambia il panorama: invece delle ondulate colline emerge lo scenario inconfondibile delle forre etrusche rivestite di boschi che tagliano vasti altopiani coltivati. Al confine fra questi due “mondi” si staglia Roccalvecce come un gioiello immerso in un paesaggio di romantica bellezza che sembrerebbe uscito da un dipinto del Turner. 

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Sino a pochi anni fa la passeggiata a Celleno durava pochissimo, se la si effettuava con l’intento di vedere “dei monumenti”. In pratica, dopo uno sguardo fugace al Convento di San Giovanni (che ospita una “comunità” di famiglie) e la salita al borgo medievale non restava che fare due passi per ammirare il paesaggio.

Celleno Vecchia-Scorcio dal Monastero di S. Giovanni RCRLB.JPG
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Le cose sono radicalmente cambiate negli ultimi tempi grazie all’impegno congiunto dell’amministrazione comunale e di alcuni volontari. Anche se il Castello Orsini, nella piazza, è privato e purtroppo rimane non visitabile (era sede del laboratorio del pittore Enrico Castellani, recentemente scomparso), tuttavia la Chiesa di San Carlo è divenuta un piccolo museo ed alcune case sono state rese accessibili allestendo scene di vita quotidiana di un tempo e di mestieri perduti.

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Sono segni di una possibile rinascita turistica ed urge un progetto omogeneo e “globale” di valorizzazione di Celleno Vecchia che ne aumenti l’attrattività e l’offerta. Celleno Vecchia dovrebbe ambire non ad imitare Civita (cosa del resto difficile e al contempo poco sensata) ma a costituirne una “sana” alternativa, cercando di attrarre un turismo meno spasmodicamente ansioso di fare “selfie” davanti a qualche icona turistica (la stessa Civita di Bagnoregio appunto, o il Duomo d’Orvieto o il Colosseo…) ma più attento alle peculiarità di un territorio unico nel suo genere, ricco di spunti letterari, pittorici e in generale artistici ancora da esplorare. Andrebbe altresì sfruttato il suo potenziale escursionistico, visto che Celleno si trova immersa in un territorio vario ed intatto: dalla splendida campagna a prati, ulivi e ciliegi alle misteriose gole vulcaniche colme di cascate (come quella magnifica dell’Infernaccio) e siti etruschi da scoprire. Per fortuna qualcosa si sta muovendo in tal senso con la segnatura da parte del CAI di Viterbo di un agevole percorso (sempre più frequentato) che collega Celleno, Roccalvecce e Sant’Angelo (“il paese delle fiabe”).

Valle dell'Infernaccio-Cascata 12 RCRLB.JPG
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Intanto ecco che indugiando in tali pensieri il sole sta scomparendo alle nostre spalle illuminando il paesaggio con i bagliori del tramonto. Si cerca allora di immaginare la vita che fu tra queste poche pietre così colme di storia.

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L’ultimo tintinnio della bottega ottocentesca di un fabbro prima di chiudere, il grido di un bimbo e il rimprovero della mamma, le risate di qualche anziano all’osteria. Ci ritroviamo avvolti dalla magica luce crepuscolare.

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Di blu, azzurro e viola si colorano i monti e i colli umbro-laziali e gli odori dei tufi e delle piante divengono più forti.

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Di fronte a tanta bellezza necessaria e ristoratrice, ci accorgiamo per l’ennesima volta di quanto siano preziosi, forse indispensabili, questi piccoli luoghi dimenticati.

APPUNTI DI VIAGGIO

Periodi migliori:

inizio aprile per la fioritura dei ciliegi e novembre-dicembre per i colori della campagna; ottimi momenti anche maggio, ottobre e dicembre; giugno per l’acquisto delle ciliegie ed eventuali manifestazioni a tema.

Strutture consigliate:

Roccalvecce – Residenza d’epoca Castello Costaguti

Agenzie immobiliari in zona:

Le Case Belle (Celleno)

link:

www.lazionascosto.it

www.cittadelleciliege.it

discoverytuscia.blogspot.it


Campagna tardo-autunnale ai piedi di Celleno Vecchio

Celleno-Campagna ai piedi del borgo 6 RCRLB.JPG

I caldi colori della campagna tardo-autunnale ai piedi del “borgo fantasma” di Celleno Vecchio. Ci troviamo nel cuore della Teverina, in un paesaggio che più volte abbiamo descritto nel nostro blog per il suo fascino romantico.


Hamlets and landscapes of Tuscia: from Viterbo to Orvieto

This itinerary moves through in the area known as “Teverina” (wetted by river Tiber – click here for the gallery) and it starts from Viterbo. It is the “capital” of Tuscia, the “City of the Popes”, where the word “Conclave” was born: the town is stunning because of its perfectly preserved medieval squares. 

Viterbo-Piazza S. Pellegrino 6 RCRLB

In few minutes, thanks to a comfortable highway, we can reac the little medieval town of Vitorchiano, The centre preserves all the 1200s architectural elements of Viterbo’s S. Pellegrino and Piano Scarano hamlets and gives wonderful sights of the medieval life.

Vitorchiano-Veduta 2 RCRLB (2)

From Vitorchiano on the way to Grotte Santo Stefano (on the Belvedere square) the tourist can find a Moai, the typical statue from the Easter Island.

Vitorchiano-Moai 1 RCRLB

From here we can follow two different paths: the first leads to Grotte Santo Stefano and the other one (shorter but not less intense) takes us to the highway Viterbo-Orte, direction Orte. 

Teverina-Paesaggio fra Bomarzo e Vitorchiano RCRLB

We leave the highway at the exit to Bomarzo which we reach and cross (whose ancient and medieval hamlet appears – inviting and intriguing – on the left).

Bomarzo-Veduta 6 RCRLB

Bomarzo – really worth a short visit – is well known and famous thanks to its Monsters’ Park (worth itself a trip) and many archaeological remains (the sites of Montecasoli and Santa Cecilia and the appreciable “Etruscan Pyramid”). Bomarzo is surrounded by misterious valleys that the tourists love to discover in spring and in late autumn to admire the wonderful colours of the woods and of the countryside.

Bomarzo-Palazzo Orsini, panorama 1 RCRLB

Following the road down a steep hill we reach the Tiber Valley and we cannot help noticing the lovely and fascinating hamlet of Mugnano in Teverina emerging with its tower on the top of a tufa hill and surrounded by green and peaceful lawns.

Mugnano in Teverina-Piazzetta RCRLB

Once visited this graceful hamlet, we go back to Bomarzo and to the highway which we do notenter: at the crossing, we turn to left and drive for a few kilometres until we meet the post “Chia” on the left. It is a very small and ancient burgh – pertaining to the municipality of Soriano nel Cimino – half of which in remains and under restoration. 

Chia-Veduta RCRLB

Chia is famous for being on the banks of Fosso Castello (Castello Stream) where some of the scenes of “Il Vangelo secondo Matteo” have been shot in 1964. “Il Vangelo” is one of the masterpieces of Pier Paolo Pasolini – one of the most famous and discussed italian cinema directors who decided to spend the rest of his life in this small village: he bought the famous “tower”, now known as Pasolini’s tower. Pasolini was found – dead – on Ostia beach, near Rome and his death is still object of arguments and discussions.

Castello di Chia 1 RCRLB

The road to Chia has no exits: we must go back to the main road where we turn left. We reach Bassano in Teverina, a very small and scarcely inhabited village which has been completely restored during the past decades because heavily damaged by an explosion of a train containing ammunitions during the Second World War.

Bassano in Teverina-Vicolo 1 RCRLB

Once visited Bassano, we can visit Orte, an ancient etruscan town, with Renaissance palaces and medieval towers, rich of interest for the underground itinerary (“Orte sotterranea”).

Orte-Vicolo con bandiere 3 RCRLB

Then we go back to Vitorchiano (via the highway to Viterbo) and continue our trip toward Grotte Santo Stefano. This area – known as “Teverina” because it develops on the banks of the Tiber – is dotted with ancient castles, fortresses and extensions of olive trees and vineyards producing excellent wine and oil. 

Castiglione in Teverina-Strada della Lega, paesaggio 1 RCRLB

From Grotte di Santo Stefano, a modern village, many archaeological and naturalistic hiking trails start (Ferento ruins, Infernaccio falls, The Ring Stone, Piantorena, etc.) in a very beautiful, almost wild, countryside. 

Ferento-Scorcio 2 RCRLB

Then the road leads to Montecalvello – a castle-hamlet completely uninhabited but still in perfect conditions, last dwelling of Balthus – and to Graffignano with its Baglioni-Santacroce castle (XIth century).

Montecalvello-Veduta da Vallebona RCRLB

From Graffignano we drive back to the Teverina main road and turn left – aiming to the North – and after some kilometres we find the ancient hamlet of Roccalvecce – under the municipality of Viterbo – with its magnificent Costaguti Palace-Castle.

Roccalvecce-Scorcio 1 RCRLB

The castle, the perfect place for weddings and social occasions, is also a good and appreciated solutions for holidays immersed in a silent and peaceful nature.

Roccalvecce-Veduta da lontano da Celleno RCRLB

In front of Roccalvecce – on the other side of the valley – there is a wonderful sight of Celleno Vecchio, an abandoned and a “ghost” village now being recovered and re-inhabited.

Celleno-Scorcio del borgo RCRLB

The area of Celleno is famous for the cultivation of cherries and houses one of the most interesting Sagre (Festivals) in April when the colorful branches make the village a real explosion of whites and pinks.

Celleno-Paesaggio ai piedi del borgo RCRLB

Castel Cellesi (a sort of colourful village-farm) is within easy reach and really worth a visit thanks to the nice area and the tall bell-tower (similar to those present in the North of Italy).

Castel Cellesi-Scorcio RCRLB

A little further we meet San Michele in Teverina, surrounded by peaceful sights and with the palace connected to the rest of the hamlet via a nice bridge.

S. Michele in Teverina-Scorcio 1 RCRLB

We are not far from Civitella d’Agliano. This is the area of wine and wheat thanks to the immense fields surrounded by woods of oaks, cypresses and pines trees. The landscape remembers the tuscan countryside.

Civitella d'Agliano-Panorama 1 RCRLB

Civitella d’Agliano is not the “usual” hamlet like all the other small villages we have met so far. It is a real Commune with its Mayor in spite of the fact that the inhabitants are no more than 1000 in total. The village is all gathered around a steep tufa block and grants a bird’s eye view on the Tiber Valley, the Calanchi of Bagnoregio and the mountains of Umbria.

Civitella d'Agliano-Veduta 3 RCRLB

Vaiano is a far and away burgh surrounded by “Calanchi” (starting point for most of the adventurous trekking paths) not far from Bagnoregio and its hamlet Civita, worldwide famous as “the dying town”.

Vaiano-Chiesa della SS Annunziata ARLB

“Heart” of the Calanchi Valley, Civita of Bagnoregio is visited by many thousands of tourists from all over the world…

Civita di Bagnoregio-Veduta 7 RCRLB

Once reached Lubriano (with its magnificent view of the Calanchi Valley) we continue to Sermugnano, near the border of the province of Viterbo and Orvieto.

Lubriano-Scorcio 1 RCRLB

Sermugnano is one of the many small villages with very few inhabitants (less than 100) and still in good conditions, immersed in the silence of nature, far from noise and confusion.

Valle dei Calanchi-Paesaggio ai piedi di Sermugnano

The next destination of this itinerary is Castiglione in Teverina, well known for its wines and offering superb sights of agricultural economy and of the Calanchi Valley.

Castiglione in Teverina-Vigneto verso Sermugnano 1 RCRLB

Now we are near Orvieto, with its wonderful monuments, as like as Saint’s Patrick’s Well and the gothic Cathedral, and also with its good wines: so we can finish the itinerary tasting a glass of Orvieto docg wine…

Orvieto-Veduta 1 RCRLB

Translation by Osvaldo Velo (http://flyfishingtuscia.com/) in collaboration with Luca Bellincioni and Arianna Federici.

Recommended accommodations

Roccalvecce – “Castello Costaguti”

Vitorchiano “Villa Lavinia”

Lubriano“Locanda Settimo Cielo”


Campagna ai piedi di Celleno Vecchio

Celleno-Paesaggio ai piedi del borgo 1 RCRLB

La splendida campagna ai piedi del borgo medievale “fantasma” di Celleno Vecchio, nel cuore della Teverina Viterbese. L’alternanza fra vigneti, uliveti e seminativi, già tipica del paesaggio tradizionale dell’Italia Centrale, è qui arricchita da pascoli solcati da bianche greggi che donano poesia e serenità.


Ciliegi in fiore presso Roccalvecce

Teverina-Ciliegi in fiore presso Roccalvecce 3 RCRLB

Ad aprile il paesaggio fra Graffignano, Roccalvecce e Celleno, nel cuore della Teverina Viterbese, è caratterizzato dalla fioritura dei ciliegi, coltivati intensamente in questa zona: uno spettacolo da non perdere.


Borghi e paesaggi “segreti” della Tuscia (parte 2: da Viterbo a Sermugnano)

Siamo giunti alla seconda parte del nostro viaggio alla scoperta dei borghi più sconosciuti dell’Etruria laziale (come sempre, per distinguerli da quelli già “turistici”, li evidenzieremo in grassetto). Dopo l’esplorazione della Maremma tolfetana e della Valle del Mignone (vedi “Parte 1: da Roma alla Farnesiana”) eravamo arrivati al capoluogo della Tuscia, Viterbo. Il nostro itinerario si svolgerà stavolta nella sub-regione denominata “Teverina”: prima di partire, però, un passo indietro nelle foreste dei Monti Cimini ci consente di visitare un’autentica perla: San Martino al Cimino, borgo d’impianto prettamente cinquecentesco, con caratteristiche case a schiera, dominato da un’imponente abbazia gotico-cistercense: fu feudo di Donna Olimpia Maidalchini, controverso personaggio di spicco della Roma papalina del XVII secolo.

Abbazia di S. Martino al Cimino

Ridiscesi a Viterbo ci dirigiamo in direzione di Vitorchiano, nel cui centro storico medievale possono essere rintracciati, seppure in scala minore, tutti gli elementi propri del severo stile architettonico dei duecenteschi quartieri viterbesi di San Pellegrino e Piano Scarano. Segnaliamo Vitorchiano fra i nostri “borghi segreti” sebbene negli ultimi anni stia accrescendo il numero di visitatori, anche grazie al vicino Centro Moutan, con il suo famoso giardino di peonie.

Vitorchiano-Palazzo rinascimentale 14 MINLB

A Vitorchiano sorprende inoltre la presenza di un Moai in peperino (situato sullo slargo-belvedere in direzione di Grotte di Santo Stefano, dove peraltro è splendido il colpo d’occhio sulla cittadina), l’unica di queste mitiche sculture al di fuori dell’Isola di Pasqua (per saperne di più, si faccia riferimento alla nostra guida “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”).

Vitorchiano-Veduta

Da qui l’itinerario si suddivide in due percorsi divergenti: uno prosegue a nord per Grotte di Santo Stefano ed è quello che seguiremo dopo; ora invece percorriamo l’altro, breve ma intenso, che ci svelerà diverse sorprese. Da Vitorchiano, imbocchiamo la superstrada Viterbo-Orte in direzione di quest’ultima: il paesaggio è contrassegnato dalla tormentata silhouette dei Monti Cimini, di cui si scorgono perfettamente le forme vulcaniche, che troneggiano su praterie lievemente ondulate.

Teverina-Campagna fra Bomarzo e Vitorchiano MINLB

Si esce a Bomarzo e, dopo un querceto, si attraversa in tutta la sua lunghezza l’abitato, la cui suggestiva parte antica (il medievale “borgo di dentro”) sovrasta la strada col suo aspetto pittoresco.

Bomarzo-Querceto 1 MINLB

Bomarzo-Veduta 8 MINLB

Il nome del paese è noto per lo straordinario Parco dei Mostri, o “Sacro Bosco”, che merita da solo il viaggio, ma anche le testimonianze archeologiche nei diretti dintorni (il sito rupestre di Montecasoli e i “sassi dei predicatori”, l’incredibile “piramide etrusca” e i ruderi di Santa Cecilia, ecc..) sono di grande rilievo e ricche di fascino e mistero.

Bomarzo-Sacro Bosco, Tempietto 1 MINLB

Si scende poi nella Valle del Tevere, ove sulla destra compare il grazioso paese di Mugnano, disteso su una rupe tufacea e circondato da fertili campi, e che ospita il bel Palazzo Orsini. Di fronte è Attigliano che fa da porta d’ingresso all’Umbria.

Mugnano-Scorcio al tramonto MINLB

Mugnano in Teverina-Veduta

Tornati sulla superstrada, si continua per Orte uscendo presto a Chia, minuscolo borgo semidiruto e in via di restauro, affacciato sulla selvaggia Valle del Fosso Castello con lo sfondo del Tevere e dei variopinti colli umbri.

Chia-Veduta RIDLB

Valle del Fosso Castello-Cascate 4 MINLB

A metà strada con Bomarzo si erge l’alta torre in peperino del solitario Castello di Pasolini (o di Colle Casale), che il celebre regista comprò negli ultimi tempi della sua vita per rifugiarsi in quello ch’egli definì “il paesaggio più bello del mondo” e dove nel 1964 girò alcune scene del film “Il Vangelo secondo Matteo”.

Castello di Chia-Veduta 1 MINLB

Castello di Colle Casale 1 MINLB

Infine, proseguendo sulla superstrada, si esce a Bassano in Teverina, ultima meta della deviazione intrapresa da Vitorchiano: si tratta di un borgo completamente ristrutturato nei decenni passati dopo che una terrificante esplosione di un convoglio di munizioni, durante la Seconda Guerra Mondiale, lo aveva gravemente danneggiato.

Bassano in Teverina-Archetto

I lavori di recupero di Bassano sono stati intrapresi in modo molto accurato: forse fin troppo, tant’è che nella sua artefatta “perfezione” il paese ha acquisito un’atmosfera un po’ “fredda”, anche perché gli abitanti sono pochissimi; purtroppo, nonostante il pregio architettonico e ambientale del complesso urbano e l’installazione dei servizi essenziali, il paese stenta a ripopolarsi per la mancanza di un reale progetto di valorizzazione e promozione da parte delle istituzioni preposte.

Bassano in Teverina-Vicolo

Bassano in Teverina-Torre con orologio

Torniamo ora a Vitorchiano per poi proseguire verso Grotte Santo Stefano: siamo già in piena Teverina, un territorio in cui il forte frazionamento di radice già medievale ha plasmato uno dei “paesaggi dell’incastellamento” più interessanti della regione, sul quale si sovrappone la posteriore strutturazione mezzadrile, coi numerosi casali, spesso di fattura pregiata, che punteggiano il contado. 

Roccalvecce-Castello Costaguti, panorama dalla terrazza 5 MINLB

Numerosi borghi, oggi in via di deciso spopolamento, si alternano in uno scenario eminentemente rurale, ove le tipiche macchie di caducifogli del Lazio etrusco lasciano spesso spazio a pascoli, seminativi, frutteti, oliveti e, nell’area più settentrionale del comprensorio, a pregiati vigneti (prevale la produzione della doc “Orvieto”).

Mti Volsini-Vigneto presso Civitella d'Agliano 2 MINLB

Peculiare è il contrasto fra la dolcezza e la solarità della tipica campagna del Centro-Italia e le improvvise asperità morfologiche create da balze e falesie improvvise e, più avanti, da veri e propri calanchi: il tutto coronato da una miriade di piccoli centri che per lo più conservano intatta la fisionomia urbanistica medievale. Natura e storia qui convivono in un rapporto stretto ed indissolubile: ricordiamo che, provenendo da Viterbo, uno degli “accessi” più solenni alla Teverina dalla SP5 è uno straordinario gioiello archeologico-paesaggistico, ossia le rovine di Ferento, con lo scenografico teatro romano (mentre a poca distanza sono i resti dell’abitato etrusco di Acquarossa).

Ferento-Teatro romano 1 MINLB

Una zona insomma di grande potenziale turistico, ma rimasta incredibilmente negletta al turismo odierno e che tuttavia si spera potrà, quanto prima, beneficiare di adeguate politiche di tutela-valorizzazione-promozione (magari tramite l’istituzione di un Parco Agricolo, Archeologico e Paesaggistico della Teverina Viterbese) prima che aggressioni indiscriminate come quella del fotovoltaico a terra e l’abbandono definitivo di molti paesi possano far “decadere” un patrimonio culturale e ambientale inestimabile per il Lazio.

Valle dei Calanchi-Paesaggio presso Bagnoregio MINLB

Ad ogni modo, da Grotte di Santo Stefano l’itinerario prosegue con una deviazione (sulla SP18) che permette di raggiungere Montecalvello, sorta di borgo-castello perfettamente conservatosi nel tempo ma quasi del tutto disabitato, situato a strapiombo sulla Forra di Piantorena: al di sopra di quest’ultima è il Parco archeologico del Santissimo Salvatore (con l’omonima chiesetta e grotte etrusche), da cui si ha un ottimo colpo d’occhio su Montecalvello, che fu dimora del pittore Balthus.

Montecalvello-Accesso 1 MINLB

Montecalvello-Panorama MINLB

Da Montecalvello si risale a Grotte Santo Stefano e si torna sulla SP5 Teverina, proseguendo verso nord (Bagnoregio) in una campagna sempre più bella. Dopo alcuni chilometri si svolta a destra per Celleno, superando la lunga parte moderna e raggiungendo Celleno Vecchio, “paese fantasma” attualmente in via di recupero, che vale senza dubbio una passeggiata.

Mti Volsini-Paesaggio lungo la SP Teverina MINLB

Celleno-Salita al borgo 1 MINLB

Celleno Vecchio-Scorcio

Il territorio è noto per la produzione di ciliegie, i cui alberi, al momento della fioritura nei primi giorni di aprile, rendono incantevoli gli scenari agresti.

Celleno-Campagna ai piedi del borgo 2 MINLB

Teverina-Ciliegi in fiore presso Roccalvecce 1 MINLB

Si torna poi sulla SP5, che dopo qualche centinaio di metri devia in discesa a destra. Se si prosegue sulla SP6 si può invece raggiungere Castel Cellesi, una specie di borgo-fattoria dalle case coloratissime e da qualche anno adibito ad “albergo diffuso”. Frazione di Bagnoregio, è riconoscibile per l’alto campanile cuspidato in cotto molto simile curiosamente a quelli dell’Italia del Nord.  

Castel Cellesi-Scorcio MINLB

Continuiamo quindi sulla SP5 che si fa improvvisamente sinuosa e panoramica: notevole il colpo d’occhio sul borgo di Celleno Vecchio e sull’Appennino. Più avanti, sulla sinistra in alto, si intravede Castel Cellesi.

Celleno-Veduta 1 MINLB

Incontriamo quindi la svolta per Roccalvecce, solitaria frazione di Viterbo, che offre vedute da cartolina sulla romantica campagna dell’Alto Lazio, e – se lo si trova aperto – uno sguardo al possente Palazzo-Castello Costaguti (adibito a raffinato b&b). Da Roccalvecce è ben visibile, dirimpetto, Celleno Vecchio, su una verde collina. Un punto di osservazione eccezionale di Roccalvecce e delle vallate circostanti è dal piazzale del cimitero di Sant’Angelo, altro villaggio che merita una menzione, chiamato il “paese delle fiabe” per via dei murales che lo rendono unico.

Roccalvecce-Scorcio della piazzetta

Celleno Vecchia da Roccalvecce

Paesaggio della Teverina da Roccalvecce

Roccalvecce-Veduta

Da Roccalvecce si prende per Castiglione in Teverina-Civitella d’Agliano: siamo sulla “Strada dei vini della Teverina” e la campagna si fa sempre più splendida, con le vigne e i campi di grano che si alternano ai boschi di querce laddove cipressi e pini ornano poggi e stradine bianche, mentre inaspettati burroni danno un aspetto fantastico al territorio. In breve si arriva alla svolta (a destra) per Graffignano, borgo un po’ malmesso che ospita il Castello Baglioni-Santacroce (chiuso per un interminabile restauro): nei dintorni sono il Santuario della Madonna del Castellonchio, in amena posizione, e il borgo di Sipicciano con l’interessante Cappella Baglioni (affreschi del XIII secolo).

Graffignano-Castello Baglioni 3 MINLB

Oltre il bivio per Graffignano, la SP5 scende in una valletta (si nota purtroppo una collina ricoperta di pannelli fotovoltaici): a sinistra si scorge, disteso su un crinale, San Michele in Teverina, piccolo mondo a sé stante; insolita la situazione urbanistica, con il palazzo nobiliare collegato al resto del borgo da un bel ponte.

S. Michele in Teverina-Scorcio 1 MINLB

Si giunge finalmente a Civitella d’Agliano, non una frazione come quasi tutti i paesi finora visitati, bensì Comune vero e proprio, sebbene la popolazione superi di poco i 1000 abitanti appena. Il borgo, tutto arroccato su uno sprone di tufo, conserva il fascino d’un tempo e colpisce per il panorama mozzafiato verso i calanchi di Bagnoregio, la Valle del Tevere e le montagne umbre.

Civitella d'Agliano-Veduta 3 MINLB

Domina il tutto un castello in rovina con un poderoso mastio, in tempi recenti sottoposto a lavori di restauro e fruibilità (anche se difficile da trovare aperto). Il paese è stato interessato negli anni scorsi dall’arrivo di artisti e artigiani attratti dall’indiscutibile bellezza del luogo, ma pare che il trend si sia fermato e attualmente in esso prevalgono le seconde case (la popolazione originaria si è spostata nella piccola parte moderna) che, ben ristrutturate, affiancano le ancora troppe abitazioni rimaste abbandonate.

Civitella d'Agliano-Scorcio della piazza

Auspichiamo che un tale tesoro urbanistico e paesaggistico non vada perduto e che Provincia e Regione sappiano quanto prima attivarsi per creare le condizioni di un effettivo recupero di questo stupendo centro storico. Intanto ci godiamo uno dei più suggestivi paesaggi d’Italia, la Valle dei Calanchi: una strada spettacolare, talvolta disagevole, attraversa per intero questo magnifico nonché inquietante scenario naturale, in incessante e rapidissimo mutamento a causa della particolare conformazione geo-morfologica dei terreni, che – per la sovrapposizione di strati rocciosi ignei (più pesanti) a strati argillosi (instabili) su cui agiscono numerosi corsi d’acqua a carattere torrentizio – sono soggetti a continui crolli.

Valle dei Calanchi-Scorcio con Cattedrale 5 MINLB

Valle dei Calanchi-Paesaggio presso Bagnoregio 3 MINLB

Civitella d'Agliano-Campagna ai piedi del borgo

Valle dei Calanchi-Scorcio da Civita 1 MINLB

Si tocca la romita località di Vaiano, circondata dai calanchi (da qui partono alcuni fra i percorsi più avventurosi della zona), e quindi si risale a Bagnoregio, dove la celeberrima Civita, conosciuta in tutto il mondo come “la città che muore”, non ha bisogno certo di presentazioni (per saperne di più, si faccia riferimento alla nostra guida Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito).

Vaiano-Chiesa della SS Annunziata MINLB

Vaiano-Vigneto 1 MINLB

Si prosegue verso Lubriano (stupenda vista sulla Valle dei Calanchi) e poi si raggiunge, attraverso una solitaria campagna, Sermugnano, piccolo borgo situato al confine fra il Viterbese e l’Orvietano.

Castiglione in Teverina-Strada della Lega, paesaggio 6 MINLB

Valle dei Calanchi-Vigneto presso Sermugnano 1 MINLB

Valle dei Calanchi-Castello di S. Caterina, veduta 3 MINLB

Conteso prima fra diversi feudatari, quindi sottomesso alla città d’Orvieto e infine appartenuto all’Ospedale romano del Santo Spirito in Sassia (il cui stemma è posto sulla porta d’ingresso), Sermugnano è l’ennesimo paesino di poche anime (una novantina) rimasto intatto nei secoli ed oggi avvolto da una quiete assoluta: notevoli i panorami sulle bucoliche e radiose colline d’intorno, che spiccano per l’integrità del paesaggio agrario sia a livello colturale che edilizio, con diverse antiche case coloniche in pietra vulcanica.

Sermugnano-Stemma del S. Spirito

A questo punto si può continuare il percorso con Castiglione in Teverina, paese rinomato per i suoi pregiati vini (“Orvieto” in primis) e sede di un interessante Museo del Vino (il Muvis): tutt’intorno diverse stradine di campagna (fra cui la Strada del vino della Teverina Viterbese e la deviazione sulla “Strada della Lega”) conducono il turista alla scoperta di paesaggi agricoli e naturali di raro splendore. Non dimentichiamoci infine che Orvieto con i suoi monumenti è ormai ad un passo.

Castiglione in Teverina-Rocca Monaldeschi 1 MINLB

Da Castiglione per una strada incantevole si torna a Sermugnano, dove finisce la seconda parte ed inizierà la terza del nostro tour nella Tuscia più segreta (parte 3: da Bolsena a Respampani). Per vedere altre immagini del territorio compreso fra Viterbo ed Orvieto clicca qui.

APPUNTI DI VIAGGIO

Tempo stimato:

4-5 giorni, se ci si limita ai borghi e non si visitano le aree archeologiche e naturalistiche (altrimenti circa 10 giorni)

Periodo migliore:

ottobre-novembre-dicembre e aprile-maggio-giugno per i colori della campagna

Strutture consigliate:

Roccalvecce – Residenza d’epoca “Castello Costaguti”

Vitorchiano – Casa vacanze/b&b “Villa Lavinia”

Lubriano – Agriturismo “Locanda Settimo Cielo”