Il personaggio

Lo «sceicco» di Stabio, innamorato del Ticino

Chi è Talal Al Gaddah, l'imprenditore di Dubai che investe nella città di confine – «Qui c'è tutto, siamo pronti ad altri progetti»
Al Gaddah davanti al plastico del futuro quartiere, a Stabio. © Ti-Press / Francesca Agosta
Davide Illarietti
17.03.2024 12:00

Non ha il turbante e nemmeno la tunica. Lo stile è più casual, quasi californiano: tuta, scarpe da ginnastica. Talal Al Gaddah non somiglia allo stereotipo dello «sceicco» del Golfo: potrebbe sembrare un curioso qualsiasi, che si aggira attorno al plastico nello show-room del progetto «Garden-Living» a Stabio. «Bellissimo, non è vero?» esulta entusiasta.

In realtà Al Gaddah non è un passante, è arrivato da Dubai per un weekend d’affari e la sua presenza a Stabio - alle sette di venerdì sera: davanti alla vetrina c’è la coda dei frontalieri in rientro - preannuncia una piccola rivoluzione per la cittadina di confine. È appena stato a Carrara, in Toscana, dove sta acquistando una cava di marmo. «Il marmo è un materiale fantastico. Naturale. Rispecchia la nostra filosofia - dice - la stessa che vogliamo applicare qui».

Il cantiere di Stabio, annunciato nei mesi scorsi dalla stampa, sta entrando nel vivo: l’arrivo dell’«uomo di Dubai», il primo a investire in un progetto di simili dimensioni in Ticino - 185 milioni, in società con il gruppo A++ di Lugano - è stato preceduto da un lavorìo di ruspe nei giorni scorsi nell’area ex Rapelli, abbandonata da decenni. La posa della prima pietra è prevista mercoledì.

Talal Al Gaddah con Paolo Colombo. © Tipress
Talal Al Gaddah con Paolo Colombo. © Tipress

«Siamo entusiasti. Sarà solo il primo di una serie di investimenti che vogliamo realizzare sul territorio» afferma Al Gaddah. Ha appena terminato un aperitivo analcolico - per rifocillarsi del diguno: è Ramadan anche per gli uomini d’affari - e si avvicina al grande plastico al centro dello show-room con vetrina sulla cantonale. Un momento di soddisfazione con pochi collaboratori, prima di andare a cena. «Ecco qui: questo rappresenta alla perfezione la nostra filosofia».

Il progetto-Stabio

Quattordici palazzi in minatura, un parco giochi, ristoranti e un albergo. Le luci delle case si accendono e spengono come in un presepe. «Abbiamo voluto creare un paese nel paese, a misura d’uomo e in armonia con il contesto circostante» illustra Paolo Colombo, co-fondatore di A++. È stato lui, assieme al socio Carlo Colombo (assente: è in India per lavoro) a portare la famiglia Al Gaddah in Ticino. Lo studio d’architettura con sede a Lugano ha aperto da tempo una filiale a Dubai: la nuova «America mediorientale» è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni e «Mr. Talal» è un rappresentante della nuova generazione di signori del mattone del Golfo.

Il plastico di Stabio.
Il plastico di Stabio.

Inglese impeccabile, modi affabili, Al Gaddah ha fatto gavetta negli Stati Uniti prima di prendere le redini dell’impero del padre: negli Emirati la holding di famiglia (MAG) è attiva in diversi settori, dal turismo all’industria all’edilizia, dove gestisce cantieri per oltre 5 miliardi di dollari. Il capostipite Moafaq Al Gaddah, origini siriane, ha iniziato la sua carriera come venditore ambulante negli anni ‘70. «Di fatto siamo ancora un’azienda strettamente familiare» assicura Talal. «Tutto si basa sulla fiducia. Dalle nostre parti sono cambiate molte cose negli ultimi anni, ma la fiducia resta centrale. È questo che ci ha portato qui».

La fiducia, che Talal si è conquistato dal padre «solo dopo dieci anni di diligente apprendistato», è la stessa che ripone nei soci ticinesi: «Ci conosciamo da quindici anni, a Dubai abbiamo sempre lavorato bene, e da tempo immaginavamo di fare qualcosa in Svizzera». Proprio l’affidabilità elvetica è «il fattore decisivo» che «in un contesto di instabilità globale» ha convinto Al Gaddah a investire in Ticino, dove «il settore immobiliare offre delle garanzie sempre più ricercate a livello internazionale».

Questione di fiducia

Possono sembrare discorsi astratti, ma in realtà Al Gaddah è un tipo molto concreto. Ha due fratelli minori, Omar e Mohammed, che lo hanno seguito in Ticino - si sono iscritti a una nota università internazionale del Luganese - e osservano con serietà il plastico. «Abbiamo provato di persona quello che il territorio ha da offrire, in termini di servizi, connessioni e stile di vita, ed è tantissimo». La conferma: una settantina di abitazioni, nel villaggio ancora da venire, sono già stati venduti a Dubai «a una clientela mista di europei, svizzeri, emiratini» che rispecchiano il melting-pot del Golfo, abbastanza lontano - come lo stesso Talal - dagli stereotipi. «È la prova di come la destinazione-Ticino sia attrattiva all’estero» sottolinea Colombo. «Ma questo non significa che il nostro sia un progetto esclusivo. Anzi: è rivolto anzitutto alla popolazione locale».

I lavori al sedime ex Rapelli dureranno tre anni: in questo tempo il rapporto con il territorio e la popolazione locale, auspicano i promotori, potrà approfondirsi e consolidarsi all’insegna - di nuovo - della fiducia reciproca. «Abbiamo progettato un posto vivibile da tutti, aperto alla comunità» illustra Colombo girando attorno al plastico, sotto lo sguardo attento del socio emiratino. Nelle abitazioni si scorgono già piccoli inquilini seduti a tavola, o che si godono le terrazze. «È così diverso dai nostri grattacieli a Dubai» sorride Al Gaddah. «Mi ricorda proprio un tranquillo villaggio svizzero».

In questo articolo: